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L’alluvione in Veneto e la Big Society visibile grazie ad un wiki

on novembre 11 | in tweet | by | with 6 Comments

Basterebbe citare Putnam e i suoi studi per capire che in Italia, per quanto riguarda la cittadinanza attiva, possiamo considerarci un modello.

Grazie alla mia collaborazione di qualche anno fa con l’ANPAS Emilia Romagna, ho potuto toccare con mano la potenza del volontariato in Emilia Romagna, territorio che storicamente rappresenta più di altri questa caratteristica: da questo osservatorio privilegiato ho visto attivi 22 mila volontari, riuniti in più di 100 associazioni, che coprono più del 50% delle emergenze sanitarie.

In altre parole, una volte su due, se si chiama l’ambulanza da Piacenza a Rimini, arrivano dei volontari che, in regime di convenzione con le locali Aziende Sanitarie, fanno ciò che solitamente è di competenza statale.

Con enorme risparmio economico, nella ricca Emilia Romagna, ma non solo, l’emergenza sanitaria, cioè una delle fasi più critiche che si possano vivere, è delegata al volontariato: questa situazione nasce storicamente con le cooperative, con il mutualismo di fine ‘800, e non trova pari in Europa.

Lo dico perchè nel 2001-02, nell’ambito di un progetto europeo, riflettevo sull’idea di partecipazione attiva assieme a spagnoli, francesi e belgi: personalmente ricordo le loro facce di fronte alle attività e ai numeri del volontariato italiano.

Cosa può pensare un francese, con la sua idea di Stato, di fronte a tali “usanze italiche”?

Ma se parlo di Big Society,  la nuova idea di governo di David Cameron?

“This is a bottom-up vision, not a government program dictated from the state to citizens. Big Society is about a cultural change where people “don’t always turn to officials, local authorities or central government for answers to the problems they face but instead feel both free and powerful enough to help themselves and their own communities” “.

Big Society Network

Vengo al dunque: quante associazioni sono attive sul territorio italiano, sopratutto in ambito socio-sanitario? Oppure, avete presente come funziona la Protezione Civile?

Almeno fino a qualche anno fa era così:  i quadri, tra militari e una parte di persone specializzate che fanno capo ad una figura politica, organizzati verticalmente, sono affiancati da migliaia di volontari che, appena piove un po’ di più, appena c’è qualcosa che non va, segnalano, si attivano, risolvono. Il tutto è organizzato e, attraverso corsi di addestramento periodici, ogni volontario viene aggiornato su cosa deve fare e a chi deve rivolgersi.

L’esempio è interessante perchè vede Stato e associazionismo in sinergia. Perchè parlo di questo?

Questa lunga e per me divertente introduzione, mi è necessaria per passare a parlare dell‘alluvione che in questi giorni sta affliggendo parte del Veneto.

I media classici, i TG e giornali ne hanno parlato ma in me non sorgeva la preoccupazione necessaria che è nata solo grazie a Facebook.

“Ok un po’ d’acqua”, mi dicevo. Poi “i Veneti ci sanno fare”, veniva subito dopo.

Ma c’è un ma legato al web: essendo cresciuto ai piedi dei Colli Euganei, sono legato a molte persone di quei luoghi solo grazie al social media per eccellenza. Così, dai profili facebook di persone con cui ho passato l’adolescenza, ho scoperto che molti stanno vivendo una tragedia addirittura superiore all’alluvione del Polesine del ’66, raccontatatami migliaia di volte da mia nonna. Vedetevi questo video se volete farvi un’idea.

L’arrabbiatura di fronte alla sensazione di essere abbandonati dallo Stato è fortemente trasmessa attraverso quel mezzo incredibile che sono i social media e da più parti esce una forma di orgoglio che fa di quella terra un centro di energie spesso incomprensibili da altre latitudini.

In questo contesto, nasce un wiki che si pone come aggregatore.

Alluvioneveneto è il nodo che mette in ordine le informazioni utili (per chi è coinvolto), i centri di raccolta e distribuzione,  le mappe e segnalazioni georeferenziate, il monitoraggio meteo e idrogeologico, i canali news foto e video e gli eventi collegati.

Visualizza Alluvione Veneto 2010 in una mappa di dimensioni maggiori

Inserendosi nel contesto che prima ho cercato di descrivere, alluvioneveneto organizza su web le informazioni disponibili, mettendo sullo stesso piano iniziative statali e del volontariato: smistando le informazioni della Caritas piuttosto che della Protezione Civile, o che vengono dalle pagine Facebook, una con più di 4000 fan ed un’altra chiamata “perchè i tg non parlano di noi?”, il wiki risponde on line a dei bisogni reali, creando un corto circuito tra web e territorio.

Non è un caso che l’ideatore del wiki sia Gino Tocchetti: il suo network ecosistema 2.0, oltre ad essere hub di persone e progetti, con questo wiki si conferma soggetto qualificante del territorio di riferimento.

Parafrasando la tesi n° 21 di Diegoli, direi che non riusciremo a separare il territorio on line da quello off line. Ne esiste uno solo.

Mi piace sottolineare l’idea di web che diventa strumento di gestione di forme di cittadinanza attiva territoriale e che facilita comunicazioni che prima si perdevano, o rimanevano ancorate alla logica top-down.

L’individuo frequenta la rete, accumula amicizie e poi gli viene voglia di riportare tutto sul territorio. Semmai qualcuno dovesse pensare che i social network hanno ammazzato l’associazionismo, almeno in un caso, si deve ricredere” dice Dario Di Vico sul Corriere.

Ricordate la mappa partecipata delle nevicate milanesi finita sulla home page del Corriere.it?

Ne parla chiaramente Alberto Cottica nel suo Wikicrazia: “Ho capito che Internet cambia tutto, perché permette alle persone di ritrovarsi e collaborare in numeri abbastanza grandi non facendosi dirigere da un’organizzazione gerarchica, ma coordinandosi in modo leggero attraverso strumenti come quelli chiamati wiki: Wikipedia è uno dei risultati più conosciuti e più riusciti di questa forma di collaborazione. Ho capito che viviamo una stagione di grandi cambiamenti sociali, e che questa stagione non finirà tanto presto”.

Sono molte le piattaforme partecipative su web: eccetto wikipedia, molte sono state calate dall’alto come la toscana che voglio, strumento di campagna elettorale o cocreatelondon legato al consiglio comunale di Londra, per non parlare degli esempi corporate del mulino che vorreimy starbacks.

Il wiki di alluvione in veneto è invece uno strumento che nasce in autonomia grazie al lavoro gratuito di alcune persone: seguendo l’esempio di Katrinalist citato da wikicrazia, porta su web l’idea di autorganizzazione.

Di fronte allo smantellarsi del Welfare State e alla presenza sempre minore dello Stato, che sia il prossimo futuro? E l’idea di risolvere i problemi senza aspettarsi le risposte dall’alto, troverà nel web il luogo abilitante?

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6 Responses

  1. Alberto Cottica scrive:

    Michele, collaboro con il Consiglio d'Europa e ti posso dire che il problema, visto dall'Europa, è proprio quello di integrare l'intervento statale con quello privato, autorganizzato e coordinato in modo leggero. Big society è il nome che a questa cosa ha dato Cameron, ma il problema ce l'hanno tutti: i bisogni crescono, e lo Stato non ce la fa. Occorre abilitare le comunità a fornire direttamente servizi pubblici: è esattamente il tema di Wikicrazia.

    Hai anche ragione nel dire che gli italiani, soprattutto nel nord, sono un modello per autonomia e geometrica potenza della società civile.

  2. Michele scrive:

    Grazie Alberto: cito Cameron per dare sostanza a ciò che in Italia diamo troppo per scontato. Gran parte del settore socio sanitario italiano è delegato al volontariato, senza dimenticare le badanti, che danno forma ad un welfare state parcellizzato e autogestito.

    Ma come ottimizzare la sinergia? Credo che il web possa dare delle soluzioni: forse un progetto come http://recovery.gov/ in cui geolocalizzare azioni, enti e spese, potrebbe essere utile nel belpaese.

  3. Tucson Realtor scrive:

    I truly love France. There is no doubt it is the most marvelous place I have ever benn to. You have go!

  4. Giochi scrive:

    Non si leggono le ultime righe dell'articolo. Io uso Safari come browser.

  5. Michele scrive:

    Sai che a me non risulta Giochi? Vedo tutto bene…

  6. Michele scrive:

    Grazie 🙂

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