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Il terremoto non si prevede ma la gestione dell’emergenza si

on giugno 9 | in articoli | by | with Commenti disabilitati su Il terremoto non si prevede ma la gestione dell’emergenza si

Siamo ancora in piena fase di gestione: mi mancano dati e forse la tranquillità per analizzare cosa è andato e cosa no.
Sto parlando del ruolo del Comune di Bologna nella gestione delle informazioni in merito all’emergenza del terremoto. O dei terremoti visto che mica si sa se è finita qui.

Il lavoro di chi è dietro alla macchina, da Luca community manager a Cristiano, capo ufficio stampa del Sindaco, vi posso assicurare che è fatto di passione e competenze, andando oltre orari, responsabilità e remunerazione: è così strano dirlo ma senza una componente volontaristica, non avremmo mai retto. Certo, si è fatto poco visto che il bisogno è enorme…

Faccio un passo indietro perchè certamente nessuno poteva prevedere il terremoto, ma la gestione delle informazioni non nasce dal nulla.

Fatalità (neanche tanto) vuole che Alessio Jacona mi avesse intervistato in merito alla gestione dell'”emergenza neve #boneve” giusto qualche giorno prima della nuova emergenza terremoto.

Quindi il pezzo è stato riadattato (qui trovate il testo uscito) sull’Espresso e queste sono le sue parole che spiegano cos’è accaduto (qui il link):

“Oggi sul L’Espresso, sezione Primo Piano, con il pezzo intitolato “La terra trema su Twitter” (pg: 38) parliamo di Social Media Emergency Management (O SMEM, se preferite). Traducendo, di come la presenza e l’uso di Internet e dei social networking site influenzi e ridefinisca la circolazione delle informazioni in situazioni d’emergenza come alluvioni, siccità e terremoti.

Per mettere insieme il pezzo ho sentito molti bravi professionisti italiani e non, tra cui anche l’ottimo Michele D’Alena, referente per l’Agenda Digitale del Comune di Bologna. Purtroppo la sua testimonianza (alla quale avevo dedicato ampio spazio in box a parte) all’ultimo momento non è entrata nel cartaceo, quindi intanto approfitto per riportarla di seguito.

E’ il primo febbraio 2012 e i bolognesi non credono ai loro occhi. Fuori dalla porta di casa li aspettano 45 centimetri di neve caduti in meno di 24 ore e un silenzio irreale, frutto anche del duro colpo inferto dal maltempo alla viabilità. L’ultima vera “emergenza neve” risaliva al 29 febbraio 2004 (non a caso un anno bisesto), quando i centimetri erano stati 42. Ma nei sette anni che separano i due eventi eccezionali, qualcosa è cambiato. Anzi molto: grazie all’avvento del web2.0 e dei social network, al successo di mercato degli smartphone e della connessione a Internet in mobilità i bolognesi, o almeno una parte significativa di loro, si sono trasformati in “sensori” sul territorio.

Con i loro cellulari e tablet hanno twittato e condiviso su Facebook informazioni, foto, lamentele e richieste associate all’ashtag (parola chiave preceduta dal simbolo del cancelletto) #boneve prima, durante e dopo la bufera. E a differenza dei romani, che di lì a poche ore sarebbero sprofondati nel caos rimanendo abbandonati a se stessi, gli emiliani non erano soli. Qualcuno ascoltava il loro concitato conversare sui social, prendeva decisioni, sperimentava, provava a dare risposte: “C’è chi ha chiesto e ottenuto via Twitter l’intervento degli spazzaneve in strade inizialmente giudicate ‘secondarie’ e poi rivalutate per il numero di segnalazioni pervenute attraverso i social network”, conferma infatti Michele D’Alena, referente per l’Agenda Digitale del Comune di Bologna e tra coloro che ne gestiscono e pianificano la presenza sui social media. E che, senza tanti giri di parole, svela quali sono secondo lui i requisiti minimi per un’efficace comunicazione delle emergenze attraverso i social media: “In primo luogo è necessario saper ascoltare, saper individuare le fonti attendibili, instaurare una comunicazione bidirezionale, coinvolgere gli utenti”, spiega, lasciando intendere chiaramente che nulla di tutto questo può essere improvvisato dal giorno alla notte.

Anzi, al contrario, ci vogliono tempo e dedizione per “costruire una relazione basata sulla fiducia con gli utenti che li trasformi in collaboratori attivi”. E per chi ha voglia di ascoltare e rimboccarsi le maniche, D’Alena propone anche alcuni step operativi Prêt-à-porter: “Monitorare le fonti; individuare l’hashtag univoco intorno a cui aggregare i contenuti e diffonderlo nel network; selezionare, verificare e rilanciare i contenuti utili; partecipare.” Funziona? Circa 500 foto e i quasi 3300 tweet taggati #boneve, pubblicati dagli utenti durante l’emergenza bolognese, sono un bilancio quantomeno incoraggiante”.

A presto per altre analisi ma ciò che è certo è che il lavoro iniziativo con i due crisiscamp organizzati a Bologna e le attività previste dal piano sull’Agenda Digitale, si sono rivelate preziose. E’ tutto on line, quindi andate, controllate e copiate!

Il terremoto non si prevede ma la gestione dell’emergenza si.

Ora vediamo cosa esce da Protezione Civica, la nuova idea di piattaforma ideata sotto la spinta di Riccardo Luna: spero di aver tempo di raccontarvi cosa vorrei accadesse…ma se è stop talking e start doing è il mio claim del momento, è inevitabile che questo blog sia un pò meno aggiornato del solito.

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